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Oltre ai suoi usi in oncologia ortopedica, che verranno discussi in dettaglio nei capitoli seguenti, la crioterapia può trovare impiego in numerosi rami della medicina e della chirurgia oncologica. Riportiamo di seguito un breve elenco dei principali campi di interesse oncologico non muscoloscheletrico per la criochirurgia moderna.
Tumori della pelle
I tumori della pelle sono stati a lungo il target principale della criochirurgia a causa della loro posizione superficiale e della facile accessibilità. Piccole lesioni cutanee possono essere facilmente gestite mediante crioterapia, utilizzando azoto liquido nebulizzato sotto forma di spray o inserito all'interno di una sonda metallica posta sopra il tumore. Sebbene la rimozione chirurgica rappresenti ancora il trattamento di scelta, la crioterapia è stata utilizzata con successo come alternativa alla chirurgia o, principalmente, come trattamento adiuvante dopo curettage. Quest'ultima combinazione, in particolare, ha un tasso di guarigione estremamente elevato che supera il 99% dei casi affetti da molte neoplasie benigne e maligne [20, 21].
Tumori renali
La resezione chirurgica rappresenta il gold standard per l'eradicazione dei tumori renali, indipendentemente dalla loro dimensione e posizione. Tuttavia, piccoli tumori in pazienti selezionati sono stati trattati mediante crioablazione mediante tecniche percutanee o laparoscopiche. Questa strategia può essere adatta per i piccoli tumori (<4 cm), soprattutto se localizzati in posizioni difficili da raggiungere (quali la superficie posteriore del rene) sia con approcci chirurgici laparotomici o laparoscopici. Alcuni studi hanno confrontato la crioablazione con l'ablazione con radiofrequenza, rivelando risultati comparabili in termini di outcomes oncologici e tassi di complicanze [22-25].
Tumori epatici
I tumori epatici sono stati uno dei primi obiettivi della moderna crioterapia sugli organi addominali. Oggi la criochirurgia epatica viene generalmente eseguita con un approccio percutaneo sotto guida ecografica. Si ritiene che questa tecnica consenta buoni risultati oncologici associati a rischi di complicanze accettabili. I tassi di sopravvivenza della crioterapia e quelli della radiofrequenza (uno dei principali concorrenti in questo campo) sono nel complesso comparabili [26, 27].
Tumori del cavo orale e del tubo digerente
Nella cavità orale, la criochirurgia viene utilizzata con buoni risultati clinici per una varietà di malattie benigne, sebbene l'escissione e l'irradiazione rappresentino ancora i trattamenti di maggiore impiego.
Un altro sito anatomico nel tubo digerente in cui la criochirurgia ha trovato terreno fertile è l'esofago. L'uso endoscopico di spray criogenici ha trovato un uso relativamente ampio per le displasie della mucosa e i tumori allo stadio iniziale. Benefici sono stati ottenuti in circa il 70% dei pazienti trattati [28-30].
Tumori al seno
Per decenni, l'uso della crioterapia è stato ampiamente descritto nel trattamento di carcinomi mammari localmente avanzati e/o diffusi. L'applicazione di temperature molto basse, sia con una crio-sonda che con uno spray, fornisce sollievo dal dolore, riduzione dell'ingombro volumetrico del tumore e può prolungare leggermente la sopravvivenza globale dei pazienti non operabili. Ultimamente, la crioterapia ha anche attirato l'interesse per il trattamento di piccoli tumori al seno in fase iniziale mediante approcci percutanei ecoguidati, portando a risultati incoraggianti in termini di sicurezza ed efficacia soprattutto in associazione alla resezione chirurgica [30-32].
Tumori della prostata
La medicina moderna offre diversi approcci terapeutici al carcinoma della prostata. Nonostante il ruolo di primo piano della prostatectomia radicale non sia oggetto di disputa, il trattamento criochirurgico ha avuto ampio utilizzo ed è stato riconosciuto come un'alternativa percorribile all'escissione radicale. In particolare, la crioterapia sta riscuotendo successo per l'ablazione locale delle lesioni focali al fine di consentire un trattamento non lesivo nei confronti dei nervi. Questa tecnica è generalmente vista come un compromesso tra i principali metodi di trattamento radicale, come la prostatectomia e la radioterapia, ed un approccio conservativo "wait and see". Questa soluzione ha due principali limiti teorici. Il primo è rappresentato dalle ridotte dimensioni delle lesioni bersaglio, che rendono necessaria un'estrema precisione nel posizionamento delle sonde. Questo problema può essere ridotto al minimo eseguendo la procedura sotto guida ecografica o altra guida di imaging. Un'altra limitazione è causata dal fatto che, nonostante i crescenti sforzi nello screening e le innovazioni nella diagnostica per immagini, solo una piccola percentuale di tumori della prostata è sufficientemente localizzata al momento della diagnosi per prendere in considerazione una terapia focale. Ciò pone una seria limitazione alla percentuale di casi che possono essere adeguatamente trattati con la sola criochirurgia [33-37].
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